Tra intrighi di bancarelle - Segni d’arte
La più antica chiesa di Catania e l’ex convento dei Carmelitani
Cronologia delle principali fasi storiche
Chiesa :III sec d.C ,costruzione; X -XI sec distruzione da parte dei Saraceni; XI ricostruzione; XVI secolo ristrutturazione e dedica a S. Gaetano; Distrutta nel 1674 ricostruita nel 1800.
Monastero: fondazione da parte dell’imperatrice Costanza1200(?) nel 1399 nel convento , che intanto era stato ampliato, fu aperto uno “studium” per la filosofia e la teologia Nel 1445 lo “studium” era stato incorporati alla facoltà teologica appena eretta dell’Università catanese, due anni dopo divenne uno dei più importanti centri teologici d’Europa Nel 1729 fu iniziata l’opera di ricostruzione Con la soppressione di tutti i beni ecclesiastici, nel 1866, i locali del grande ed imperiale convento sono stati trasformati in caserma.
Notizie storiche
La chiesetta, fondata nel 260, per altre fonti nel 261, d.C dal vescovo Everio, prese il nome di S Maria di Betlemme, fonti storiche ne asseriscono l’esistenza e affermano che qui vicino fu custodito, subito dopo il martirio, il corpo di S. Agata, patrona della città. Non si sono riscontrate evidenze archeologiche. Altri testi affermano che la chiesa fu costruita sulle rovine del sepolcro di Stesicoro (Tisia poeta greco, il famoso “ordinatore di cori” da cui appunto il sopranome,vissuto tra il VII ed il VI sec a. C, che sembra abbia trascorso gli ultimi anni della sua vita a Catania). Distrutta dai Saraceni, viene ricostruita nell’XI sec. . Nel 1508 fu affidata ai padri Carmelitani e dedicata a S. Gaetano ,da una pergamena conservata nell’archivio di stato, recante la data del 15 giugno 1531, risulta che la chiesa di S Maria di Betlemme o Santi Quaranta Martiri, abbandonata e ridotta quasi a letamaio, per interessamento del nobile Don Fabrizio Paternò ,proprietario della località, venne a sue spese restaurata e consegnata ai Carmelitani, con l’obbligo di celebrare messa e averne cura materiale. Nuovamente distrutta nel 1674 in seguito alla guerra tra la Francia e la Spagna,sotto il cui dominio si trovava allora la Sicilia; fu riedificata nel 1800 dal vescovo Corrado Deodato Moncada.
Per questi vincoli con la casa sveva il convento e la chiesa ebbero il privilegio di fregiarsi del titolo imperiale usando nel campo araldico lo stemma dell’Ordine Carmelitano , con lo scudo accollato all’aquila imperiale germanica coronata di Svevia –Sicilia e fregiato della croce di Terra Santa. Nel 1399 nel convento , che intanto era stato ampliato, fu aperto uno “studium” per la filosofia e la teologia dei giovani religiosi. Nel 1445 lo “studim” era stato incorporati alla facoltà teologica appena eretta dell’Università catanese, due anni dopo divenne uno dei più importanti centri teologici d’Europa. Il terremoto del 1693 che rase al suolo Catania distrusse anche il convento con tutti i tesori d’arte in esso contenuti. Di tutti i frati ne sopravvissero solo quattro( alcune fonti sostengono 26) e officiarono e vissero per diversi anni in una capanna e tra i ruderi del monastero che nel frattempo cercavano di ricostruire. Nel 1729 fu iniziata l’opera di ricostruzione grazie anche a parecchi benefattori .Venne anche costruita una enorme biblioteca , oggi dispersa. Con la soppressione di tutti i beni ecclesiastici, nel 1866, solo poche stanze furono lasciate come rettoria ai monaci, mentre i locali del grande ed imperiale convento sono stati trasformati in caserma. Attualmente è sede del distretto militare e di associazioni dell’Arma.
Il convento è un immenso edificio quadrato, di cui un lato era formato dal corpo della chiesa del Carmine e della sua sacrestia, si estende da piazza Carlo Alberto all’opposta via Oberdan, riattaccandosi, in origine alla stessa Chiesa in via Giuseppe Verdi,
Aneddoti, curiosità e tradizioni popolari
Per quanto riguarda il monastero si dice che l’insediamento dei Carmelitani sia dovuto all’imperatrice Costanza, moglie di Enrico Vi e madre di Federico II, e che questa abbia fatto fondare per loro un grandioso convento, che in suo onore prese il titolo di “Imperiale o Regio”, lo arricchì di tanti beni e privilegi da occupare il primo posto a Catania.la testimonianza di questo fatto ci è data da un’iscrizione su marmo, una copia della quale si trova oggi sull’acquasantiera a sinistra, dentro la Chiesa del Carmine, Si deve notare un anacronismo: l’iscrizione porta inciso ” Quest’Imperiale tempio di S. Maria del Carmelo, eretto da Costanza Augusta moglie dell’imperatore Enrico VI nell’anno 1200..” , mentre Costanza era già morta il 5 novembre 1198.
Secondo la tradizione la chiesa inferiore ospitò le spoglie di Sant'Agata, dalla sua morte, nel 251d.C., alla sua sepoltura nella chiesa di S.Agata La Vetere nel 264. Si narra che qui venne Santa Lucia che pregò per avere la stessa forza di Agata. La martire siracusana sarebbe qui svenuta ed ebbe in visione la cugina defunta che le disse di aver coraggio e di continuare ad avere salda la fede in Gesù. Un'altra tradizione vuole che anche Sant'Euplio, co-patrono della città, fosse stato sepolto qui temporaneamente dopo la sua morte avvenuta nel 304.
Risale a tempi più recenti una storia piuttosto interessante . Si narra che nel 1508, una pia donna, tal Benedetta Laudixi, vide in sogno la Madonna con in braccio il Bambino che le chiedeva di essere salvata poiché soffocava dalle macerie. La donna ricevette precise istruzioni su dove si dovesse scavare[ La donna fece scavare in quel luogo e, in un arcosolio situato al di sopra di un altare, venne davvero scoperto un affresco di Madonna col Bambino risalente forse al III secolo. La devozione popolare che allora esplose per questa immagine ritrovata fu tale da suggerire la costruzione di una chiesa più grande, intitolata a S. Maria della Grotta. Tale tempio venne poi distrutto dal terremoto del 1693; successivamente riedificato nel '700, venne infine posto sotto la protezione di san Gaetano (Platania 1989). L'affresco della Madonna è ancora visibile nella grotta, al di sopra di un rustico altare in pietra lavica, tra le poche strutture che restano della chiesa paleocristiana: un arcosolio ed una vasca battesimale (Rasà Napoli s.d.: 415-416).
Un'ultima leggenda è legata agli affreschi che rivestivano per intero l'interno della grotta. Per effetto dell'umidità essi hanno assunto una colorazione giallastra che il "popolino" ha sempre creduto fosse il naturale colore della grotta e da qui viene il nome del rione che circonda piazza Carlo Alberto: "grotte bianche". Ancora oggi una delle strade che conducono alla piazza porta il nome di via Grotte Bianche.
Descrizione
L’esterno circondato da un’inferriata, presenta il prospetto principale leggermente convesso, di pietra calcare, con il portale principale architravato inquadrato da tre lesene per lato. Il secondo ordine presenta un finto parapetto in cui al centro si apre una nicchia che accoglie la statua di San Gaetano con in braccio il Bambin Gesù. Ai lati vi erano due angeli. E’ la prima chiesa catanese. E’ piccola, si sviluppa secondo una pianta ad aula e presenta l’altare maggiore all’interno dell’abside e due altari minori per ogni lato. L’ambiente sotterraneo conserva ancora i resti delle costruzioni precedenti come la cripta in cui si riunivano i cristiani nel periodo delle persecuzioni e il fonte battesimale in pietra lavica collocato all'interno di una grotta . Si riscontrano in queste grotte tutte le caratteristiche d’una chiesa catacombale con le vestigia di un’ara consacrata, un’immagine di Maria Vergine dipinta sul muro lavico, di stile bizantino, l’arcosolio, caratteristico del sepolcro dei martiri, il piccolo “pisolo” e la vasca del battesimo, propri delle catacombe, vicino all’ara di una martire. Documenti storici, infatti, parlano del primo sepolcro di S. Agata nel luogo dove sorge la chiesa del Carmine, poco più avanti. In una delle pareti del sotterraneo c’è un buco dal quale si può sentire scorrere il fiume Amenano che attraversa sotterraneo questa parte della città.
Lo stato in cui si trova la chiesetta è mediocre, da qualche anno si sta tentando un restauro, scarse sono le informazioni turistiche, se non un cartello dinanzi la chiesa con la denominazione e la cronologia.
Bibliografia:
Ardito Francesco Scifo Antonino “Catania archeologica” Almaeditore ,Catania 2002 (p 52)
Rasà Napoli Giuseppe “ Guida alle chiese di Catania” Trincale editore Catania, Palermo 1984(pp415-416)
Soprintendenza Beni ambientali e Architettonici di Catania Sez. IV scheda n. 19/00182869
Nicotra P Carmelo “Il Carmelo Catanese” Tipografia Saperi , Messina 1977
Guerrera Finetta “Catania sottovoce” Dario Flaccovio Editore , Palermo2003
Opuscolo del FAI della 14° Giornata di primavera
Giancarlo Santi, Miti e leggende delle grotte dell'Etna, IX simposio internazionale di vulcanospeleologia, p. 130
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Chiesa di S.Maria di Betlemme (al momento della fondazione nel 260/261 DC) distrutta dai Saraceni ricostruita
nel XI secolo, portò lo stesso nome nel 1508 fu dedicata a S. Maria della grotta, distrutta nel 1674, riedificata nel 1800 prende il nome di S.Gaetano alle grotte.
Convento del carmine 1342; convento di S maria dell’Annunziata o del Carmine 1693- 1728, soppresso nel 1866 diventa caserma denominata Lucchesi Palli fino al 1945, successivamente chiamata caserma Santangelo – Fulci .
Indirizzo:
Via S Gaetano alla grotta, centro storico piazza Carlo Alberto o del Carmine

Il monastero -Per certo si sa, da documentazione storica, che la fondazione del convento avvenne presso una piccola chiesa , intitolata a S Lucia, legata o protetta dalla famiglia Sveva . A questa protezione forse si deve collegare la donazione dell’ imperatrice Costanza. In questa chiesa trovarono sepoltura temporanea i resti della prima moglie di Federico II, Caterina d’Aragona, morta nel 1222, fino al loro trasporto nella cattedrale di Palermo, ove si trovano ancora..


abbracciando così due ampi settori con annessi vasti cortili.
All’interno di uno dei cortili si può ammirare uno dei bellissimi chiostri.
Il convento è dotato di un pianterreno e di due di elevazione, all’interno vi era una vasta biblioteca, oggi scomparsa.
In un cortile si conservano i resti di un edificio di epoca romana, La Tomba romana del Carmine, costituita da parti di un edificio funerario di epoca romana datato alla seconda metà del II secolo e indicato dagli studiosi come significativo esempio fra i monumenti funerari del periodo. Si tratta del più grande monumento funerario della Catania romana, conosciuto erroneamente da sempre come Sepolcro di Stesicoro. Presenta su piazza C. Alberto, un ingresso monumentale oggi in cattive condizioni.
Triste destino sembra prospettarsi per questo antico ed importane convento : aleggia nell’aria la proposta di trasformarlo in mercato coperto…
